Gastrite e colazione

La gastrite è un disturbo estremamente diffuso, che può avere diverse cause e diverse manifestazioni sintomatologiche. Si tratta dell’infiammazione, acuta o cronica, della mucosa gastrica, cioè del tessuto che ricopre le pareti interne dello stomaco. Le cause possono essere legate, oltre che a patologie, anche ad abitudini alimentari scorrette o ad abitudini comportamentali che possono favorirla o scatenarla, quali il fumo di sigaretta o lo stress psicofisico.

I principali sintomi della gastrite sono il bruciore allo stomaco, che può diventare un dolore molto forte ed insistente, la pesantezza a livello gastrico e anche addominale, la difficoltà a digerire, il reflusso gastro-esofageo, la nausea ed il vomito. A questi possono anche associarsi sintomi come la tachicardia e il mal di testa. Naturalmente, sia perché si tratta di una condizione infiammatoria, sia per la localizzazione dell’infiammazione stessa, l’alimentazione ha un ruolo fondamentale, non solo nella prevenzione, ma anche nella cura di questa condizione. Anche quando si è costretti a seguire una terapia farmacologica non si può prescindere da una dieta apposita.

La colazione, si sa, è un pasto fondamentale che non deve essere saltato ed è importante scegliere gli alimenti giusti, soprattutto se si ha la gastrite, in modo da iniziare la giornata nel modo giusto e prevenire eventuali disturbi che degli alimenti errati potrebbero scatenare, rovinando l’intera giornata.
In generale, chi soffre di gastrite dovrebbe bandire dalla propria dieta gli alcolici, evitare le fonti di grassi e di zuccheri semplici, le spezie piccanti e ridurre il consumo di caffè, tè e bevande nervine. Al contrario, bisognerebbe prediligere i cereali integrali, mangiare alimenti freschi, di stagione, evitando quelli conservati, consumare carni magre e pesce.
A colazione è consigliabile scegliere dei cereali integrali o del pane integrale come fonte primaria di carboidrati, frutta fresca, a eccezione degli agrumi, come fonte di vitamine e antiossidanti, yogurt magro o formaggi freschi magri come fonte proteica ed evitare invece il caffè e il tè, che potrebbero essere sostituiti da un infuso, da bere però a temperatura ambiente, perché anche i cibi troppo freddi o troppo caldi possono causare fastidi. Le fette biscottate integrali e il pane integrale tostato vanno benissimo, anche con aggiunta di marmellata, purché senza zuccheri aggiunti. Anche il latte vaccino può essere assunto e il latte ideale per la gastrite è quello parzialmente scremato e privo di lattosio, soprattutto se si hanno anche problemi intestinali e, se gradite, si possono anche consumare bevande vegetali a base di avena, soia, riso, mandorla, sempre facendo attenzione che si tratti di prodotti senza zuccheri aggiunti e di qualità.

Vi propongo 5 idee per una colazione dolce e 5 idee per una colazione salata adatte in caso di gastrite.

Colazione dolce:

  • Cereali integrali e yogurt magro con frutta fresca
  • Pane integrale con marmellata e latte di mandorla
  • Pancake integrali alla banana
  • Porridge d’avena con frutti di bosco
  • Toast con ricotta e pesche

Colazione salata:

  • Bruschetta con ricotta e petto di tacchino
  • Frittata di albumi con verdure
  • Cracker integrali con crema di avocado
  • Pancake con farina di ceci e formaggio caprino light
  • Muffin salati alle zucchine

Al seguente link trovate le ricette per esteso!

Menopausa: i sintomi e come contrastarli

La menopausa è un evento fisiologico che caratterizza la vita di una donna e rappresenta la fine dell’età fertile. Si tratta di una serie di cambiamenti che si verificano in tempi più o meno lunghi, alla base dei quali ci sono dei cambiamenti nell’assetto ormonale. In genere la menopausa può arrivare fra i 45 e i 55 anni.

La menopausa causa delle fisiologiche ed inevitabili trasformazioni nel corpo della donna, il calo ormonale può infatti determinare trasformazioni fisiche, quali l’aumento del peso corporeo a causa di un rallentamento del metabolismo, una maggior fragilità ossea e maggior tendenza alla perdita dei capelli, secchezza vaginale, problemi osteoarticolari, disidratazione della pelle.

Il cambiamento ormonale, che consiste nella riduzione degli estrogeni, determina cambiamenti che predispongono la donna in menopausa a patologie osteoarticolari dovute alla demineralizzazione ossea e spesso alla perdita di massa muscolare. Si verificano inoltre fenomeni vasomotori, che impattano sul sistema cardiocircolatorio, causando a volte ipertensione, insufficienza venosa, tachicardia e predisponendo la donna a patologie cardiovascolari dalle quali era parzialmente protetta in età fertile grazie agli ormoni prodotti dalle ovaie. Le modifiche ormonali si riflettono inoltre sul normale funzionamento del sistema nervoso determinando sbalzi d’umore e spesso ansia e depressione.

I sintomi tipici includono:

  • vampate di calore
  • sudorazioni notturne
  • tachicardia e palpitazioni
  • vertigini
  • aumento della pressione arteriosa
  • debolezza
  • secchezza vaginale e prurito
  • vaginiti
  • incontinenza urinaria
  • aumento del peso corporeo
  • ansia
  • sbalzi d’umore
  • perdita del desiderio sessuale
  • depressione
  • perdita di concentrazione
  • dolori muscolari
  • perdita di capelli

Per capire se si sta entrando in menopausa, un sintomo chiave è l’assenza o il diradamento dei cicli mestruali. Una visita con un ginecologo può confermare lo stato delle ovaie, e dosaggi ormonali e parametri ematici possono offrire ulteriori informazioni.

Non esiste un’età “giusta” per la menopausa, poiché può variare a seconda di fattori genetici, fisiologici e comportamentali. Tuttavia, le abitudini di vita, come il fumo o l’assenza di gravidanze, possono influenzare l’età in cui si verifica.

Ci sono diversi rimedi naturali che possono aiutare a combattere i sintomi della menopausa, ecco 11 suggerimenti:

  • Estratto di iperico
  • Soia
  • Achillea millefoglie
  • Rubus idaeus
  • Trifoglio rosso
  • Angelica sinensis
  • Salvia
  • Maca peruviana
  • Cimicifuga racemosa
  • Griffonia
  • Uva ursina

I betaglucani: cosa sono?

I betaglucani sono polisaccaridi presenti in alcuni alimenti vegetali che offrono importanti benefici per la salute. Questi composti, principalmente presenti in alimenti ricchi di fibre, non vengono digeriti dall’apparato digerente, ma hanno effetti benefici sul nostro organismo. I betaglucani sono in grado di modulare l’assorbimento di zuccheri e grassi nell’intestino, legandoli e impedendo il loro passaggio nel sangue. Inoltre, stimolano il sistema immunitario e forniscono nutrimento alla flora batterica intestinale. Questi polisaccaridi svolgono un ruolo importante nella regolazione della glicemia, nella riduzione del colesterolo e dei trigliceridi, e nella prevenzione di infiammazioni e malattie.

Ecco gli 8 principali benefici dei betaglucani:

  • riduzione del colesterolo e dei trigliceridi,
  • modulazione della glicemia,
  • effetto prebiotico,
  • salute intestinale,
  • effetti sul sistema nervoso,
  • stimolazione del sistema immunitario,
  • senso di sazietà,
  • prevenzione oncologica.

Si trovano principalmente in cereali come l’avena, l’orzo, la segale e il frumento, così come nelle alghe, nei lieviti e nei funghi. È possibile aumentare l’assunzione di betaglucani attraverso una dieta ricca di cereali integrali e crusca. In alternativa, esistono integratori di betaglucani disponibili in diverse forme ma è importante seguire le indicazioni sulla dose e consultare un medico o un nutrizionista prima dell’assunzione. Le controindicazioni sono limitate, ma è necessario fare attenzione agli eccipienti presenti negli integratori. Durante la gravidanza e l’allattamento, è consigliabile consultare un medico prima di assumere betaglucani, poiché l’elevato consumo di fibre potrebbe interferire con l’assorbimento di importanti micronutrienti.

Betaglucani, utili per il cuore e il sistema immunitario: cosa sono, proprietà e dove si trovano

Anemia ed emoglobina bassa

L’anemia è una condizione molto frequente e spesso è causata anche da livelli di emoglobina bassi.

Si tratta in realtà di una famiglia di patologie con diverse manifestazioni cliniche e svariate cause. L’anemia si verifica quando il numero o la grandezza dei globuli rossi sono inferiori rispetto alla norma per cui non riescono a trasportare abbastanza ossigeno nel sangue. In questi casi i valori dell’emoglobina, che è la proteina che i globuli rossi utilizzano per trasportare l’ossigeno, sono inferiori alla norma e si può quindi verificare una condizione di sideremia e di ematocrito bassi, cioè una carenza di ferro e una riduzione del numero dei globuli rossi rispetto alla norma.

Si parla di anemia quando l’emoglobina nel sangue è al di sotto di 13 g/l negli uomini è di 12 g/l nelle donne. Le cause dell’anemia possono essere molteplici: è possibile che ci sia un’insufficiente produzione di globuli rossi, oppure un’insufficiente sintesi di emoglobina che a sua volta potrebbe essere dovuta ad una carenza di ferro. Queste condizioni potrebbero anche essere secondarie ad altre ad altre patologie, come malattie del sangue, dei reni, della tiroide, oppure l’anemia può semplicemente derivare da una malnutrizione, da deficit vitaminici oppure da un sanguinamento massivo.

Anche i sintomi dell’anemia sono variabili a seconda della gravità della condizione si parte da una sensazione di stanchezza sia fisica che mentale, debolezza, mal di testa, pallore, fragilità di unghie e capelli fino a sintomi più importanti come l’aumento della frequenza respiratoria con conseguente dispnea e difficoltà respiratoria.

La maggior parte delle anemie sono però dovute a carenze nutrizionali e quindi ad una dieta scorretta, ciò significa che l’alimentazione può aiutarci a prevenire e a porre rimedio a questa condizione. Spesso, infatti, l’anemia può essere causata da carenze di ferro, vitamina B 12 o acido folico per cui una dieta per contrastare l’anemia dovrà prevedere l’inserimento di alimenti che contengono questi nutrienti.

Fra gli alimenti ricchi di ferro ci sono: carni rosse magre, pollo, tacchino, pesce come merluzzo, tonno fresco e salmone, mentre nel regno vegetale troviamo legumi, cereali e verdure. Il ferro contenuto nei vegetali però è scarsamente assimilabile dall’organismo e per facilitarne l’assorbimento dovremo associare all’assunzione di questi alimenti una fonte di vitamina C presente negli agrumi, nei pomodori, nei kiwi, nella lattuga. Allo stesso tempo bisognerà evitare degli alimenti che ostacolano l’assorbimento del ferro come quelli che contengono calcio, ossia latte e derivati, ma anche quelli che contengono tannini come il tè, il caffè e il cioccolato.

Se invece l’anemia è legata ad una carenza di vitamina B12, gli alimenti più indicati sono pesce e carni magre, yogurt, latte vaccino, uova, formaggi magri, frattaglie. Nel caso di carenza di acido folico bisognerebbe privilegiare alimenti di origine vegetale come broccoli, cavoli, verdura a foglia verde e legumi.

Dieta per emoglobina bassa e anemia: cosa mangiare, cosa evitare e 5 alimenti utili

Il diabete gestazionale

Il diabete gestazionale è una forma di diabete che può insorgere durante la gravidanza e si distingue per questo dal diabete di tipo 1, dovuto ad una disfunzione nella produzione di insulina, e dal diabete di tipo 2, dovuto ad una disfunzione nell’utilizzo di insulina. Il diabete gestazionale, così come le altre forme di diabete, è caratterizzato da elevati livelli di glucosio nel sangue, cioè da una condizione di iperglicemia, che può causare gravi conseguenze.

Il diabete gestazionale tende a scomparire spontaneamente dopo il parto ma può determinare una maggiore predisposizione al futuro sviluppo di diabete di tipo 2, per cui è una condizione cui porre particolare attenzione.

La diagnosi di diabete gestazionale si ha quando una donna in gravidanza ha un valore di glicemia a digiuno maggiore o uguale a 126 mg/dl oppure maggiore o uguale a 200 mg/dl in qualsiasi momento della giornata.

Le cause scatenanti possono essere molteplici ed alcune donne sono più predisposte rispetto ad altre. In generale il diabete può comparire in gravidanza a causa dei cambiamenti ormonali che si verificano, supportati da un aumento di peso. Generalmente la produzione di insulina viene regolata in modo da far fronte a tali cambiamenti, ma a volte non è sufficiente e dà luogo quindi ad una ridotta tolleranza al glucosio e di conseguenza al diabete gestazionale.

I fattori di rischio predisponenti sono: condizione di sovrappeso o obesità preesistenti rispetto all’inizio della gravidanza, familiarità per diabete, insulino-resistenza, precedenti gravidanze con diabete gestazionale, età superiore ai 35 anni, altri figli con peso alla nascita superiore ai 4,5 kg, sindrome dell’ovaio policistico, malattie del pancreas. I sintomi sono spesso poco evidenti tant’è che il diabete è spesso diagnosticato in seguito ad esami che si eseguono di routine durante la gravidanza.

Una volta avuta una diagnosi di diabete gestazionale è importante modificare lo stile di vita cercando di mangiare sano e di fare attività fisica e seguendo una dieta a basso indice glicemico. La futura mamma dovrebbe suddividere l’introito calorico giornaliero in 5 pasti e assicurarsi di assumere una buona quantità di fibre evitando allo stesso tempo fonti di zuccheri semplici e di grassi. Gli zuccheri semplici possono essere sostituiti da cereali integrali possibilmente in chicchi da consumare ogni giorno evitando invece le carni grasse e sostituendole con quelle magre e con il pesce e assicurandosi di mangiare tante verdure e legumi.

Sarà necessario monitorare la propria glicemia in momenti prestabiliti dalla giornata e se in seguito a questi accorgimenti non ci fossero miglioramenti nel metabolismo glucidico, il medico potrebbe consigliare una terapia farmacologica.

Diabete gestazionale: cos’è, cosa fare e come prevenirlo