I betaglucani: cosa sono?

I betaglucani sono polisaccaridi presenti in alcuni alimenti vegetali che offrono importanti benefici per la salute. Questi composti, principalmente presenti in alimenti ricchi di fibre, non vengono digeriti dall’apparato digerente, ma hanno effetti benefici sul nostro organismo. I betaglucani sono in grado di modulare l’assorbimento di zuccheri e grassi nell’intestino, legandoli e impedendo il loro passaggio nel sangue. Inoltre, stimolano il sistema immunitario e forniscono nutrimento alla flora batterica intestinale. Questi polisaccaridi svolgono un ruolo importante nella regolazione della glicemia, nella riduzione del colesterolo e dei trigliceridi, e nella prevenzione di infiammazioni e malattie.

Ecco gli 8 principali benefici dei betaglucani:

  • riduzione del colesterolo e dei trigliceridi,
  • modulazione della glicemia,
  • effetto prebiotico,
  • salute intestinale,
  • effetti sul sistema nervoso,
  • stimolazione del sistema immunitario,
  • senso di sazietà,
  • prevenzione oncologica.

Si trovano principalmente in cereali come l’avena, l’orzo, la segale e il frumento, così come nelle alghe, nei lieviti e nei funghi. È possibile aumentare l’assunzione di betaglucani attraverso una dieta ricca di cereali integrali e crusca. In alternativa, esistono integratori di betaglucani disponibili in diverse forme ma è importante seguire le indicazioni sulla dose e consultare un medico o un nutrizionista prima dell’assunzione. Le controindicazioni sono limitate, ma è necessario fare attenzione agli eccipienti presenti negli integratori. Durante la gravidanza e l’allattamento, è consigliabile consultare un medico prima di assumere betaglucani, poiché l’elevato consumo di fibre potrebbe interferire con l’assorbimento di importanti micronutrienti.

Betaglucani, utili per il cuore e il sistema immunitario: cosa sono, proprietà e dove si trovano

Le proprietà dell’olio di canapa

L’olio di semi di canapa è un olio vegetale utilizzato sia in cucina sia come integratore grazie alle sue numerose proprietà. Si ricava dalla spremitura dei semi della pianta della canapa e si presenta di colore verde con un sapore molto gradevole e delicato.

L’olio di semi di canapa ha proprietà antinfiammatorie grazie al notevole contenuto di acidi grassi polinsaturi che, insieme ai fitosteroli, hanno effetti protettivi sul sistema cardiovascolare, contribuendo ad abbassare i livelli di colesterolo plasmatico. Con le sue proprietà emollienti facilita il transito intestinale e calma le irritazioni del tratto gastrointestinale, contribuendo ad alleviare i sintomi del reflusso gastro-esofageo. I grassi buoni che l’olio di canapa contiene contribuiscono al benessere delle cellule, poiché vanno a inserirsi nelle membrane cellulari migliorando le funzioni di tutti i tessuti ed anche delle cellule del sistema immunitario. Le sue proprietà antinfiammatorie si esplicano anche sul sistema nervoso e sulle articolazioni. Grazie poi agli effetti antibatterici, ci aiuta a prevenire dermatiti e affezioni delle vie respiratorie. Per uso esterno attenua infiammazioni muscolari ed articolari.

Per ottenere benefici su pelle e capelli è possibile assumere per bocca l’olio di semi di canapa come integratore oppure applicarlo direttamente facendo degli impacchi sul cuoio capelluto e su tutta la lunghezza dei capelli. In commercio, inoltre, sono disponibili tanti tipi di prodotti cosmetici a base di questo olio con proprietà idratanti, antirughe, emollienti antiossidanti.

E’ possibile utilizzarlo in cucina come olio da condimento senza superare i 30 grammi al giorno e a crudo, poiché, avendo un basso punto di fumo, con il calore si deteriorerebbe.
Se assunto nelle dosi consigliate e come olio da condimento, l’olio di canapa non ha particolari effetti collaterali. Naturalmente è sempre consigliabile consultare il proprio medico se si pensa di intraprenderne un uso regolare come integratore e verificare eventuali interazioni con farmaci e terapie.

Olio di semi di canapa, una fonte bilanciata di grassi buoni: ecco proprietà, benefici e controindicazioni

Perché limitare l’uso del sale?

Perché limitare l’uso del sale?

Un’indagine promossa dal Ministero della Salute ha dimostrato che in Italia il consumo di sale eccede i livelli massimi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per tutte le fasce della popolazione. Sono varie infatti le iniziative intraprese dal Ministero per incoraggiare un consumo consapevole del sale da cucina.

Ma per quale motivo dovremmo limitare l’uso del sale?

Un uso eccessivo di sale contribuisce a far aumentare la pressione sanguigna ma non solo.

    Studi scientifici hanno dimostrato che il sale è in grado di modificare la struttura dei vasi sanguigni e quindi danneggiare il sistema cardiovascolare.
    Incoraggia lo sviluppo di patologie infiammatorie.
    Favorisce lo sviluppo di malattie autoimmuni poiché è in grado di interagire con il sistema immunitario [1]. Sembra ad esempio che ci sia un legame fra un eccessivo consumo di sale e lo sviluppo della sclerosi multipla [2].
    E’ in grado di danneggiare i reni, che non riescono a svolgere più il loro lavoro efficientemente e si affaticano.
    Il sodio in eccesso introdotto con la dieta può aumentare l’eliminazione del calcio attraverso le urine e di conseguenza favorire l’insorgere dell’osteoporosi e determinare una maggior esposizione a fratture ossee.
    Diversi studi dimostrano anche che consumi eccessivi di sale sono associati con una maggiore incidenza di tumore allo stomaco.

La quantità di sale raccomandata giornalmente è di 5 grammi, cioè circa a quello contenuto in un cucchiaino da caffè. Occorre considerare che tale quantità non comprende soltanto quella che aggiungiamo nelle nostre pietanze per insaporirle ma anche a quella già contenuta nei cibi che acquistiamo. Pensiamo infatti ai cibi conservati, alle salse, ai prodotti da forno, al pane. Uno studio molto recente effettuato da ricercatori italiani ha dimostrato come in Italia l’alimento che contribuisce in modo maggiore all’introito di sale sia proprio il pane [3].

Come possiamo quindi limitare il consumo del sale senza dover rinunciare al gusto?

Per prima cosa dovremmo abituare il nostro palato a saper apprezzare il sapore dei cibi al naturale. Le verdure, ad esempio, non hanno bisogno di essere ulteriormente insaporite dal sale. In secondo luogo consideriamo che le spezie e le erbe aromatiche costituiscono un ottimo sostituto del sale da cucina. Scegliamo quindi ogni giorno le erbette che ci piacciono di più e proviamo ad accostarle a diversi cibi, l’effetto sarà sorprendente! Possiamo inoltre condire a piacimento con aceto o succo di limone.

Dal momento che il sale non deve essere del tutto eliminato dalla dieta, cerchiamo di farne un uso consapevole scegliendo bene ciò che portiamo sulle nostre tavole ed imparando a leggere le etichette nutrizionali sui cibi che acquistiamo quotidianamente. Cibi in scatola, ad esempio, hanno in genere un elevato contenuto di sodio quindi, se non possiamo fare a meno di utilizzarli, sciacquarli prima dell’uso ci aiuterà ad eliminare l’eccesso di sale.

[1] Evans R.D.R. et al. Emerging evidence of an effect of salt on innate and adaptive immunity. Nephrol Dial Transplant (2018)

[2] Haase S. et al. Sodium chloride triggers Th17 mediate autoimmunity. J Neuroimmunol (2019) 329, 9-13.

[3] Carcea M. et al. A survey of sodium chloride content in Italian artisanal and industrial bread. Foods (2018) 7, 181.

I broccoli

I broccoli

Il broccolo, il cui nome scientifico è Brassica Oleracea, è un ortaggio che possiamo trovare sulle nostre tavole da ottobre a marzo, si tratta infatti di un alimento tipicamente invernale. Fa parte di una grande famiglia di piante e se ne mangiano le infiorescenze, ecco perché molte varietà di broccoli somigliano a degli elaborati fiori.

Sono ormai note le proprietà antitumorali delle Crucifere (la famiglia a cui appartengono broccoli, cavoli, cavolo verza, cavoletti di Bruxelles, ma anche ravanelli, rafano e rucola) grazie al loro contenuto in sostanze antiossidanti e vitamine (polifenoli, carotenoidi, glucosinolati, folati) che inibiscono alcune fasi della carcinogenesi, inducono l’apopotosi (ossia la morte cellulare) e potenziano il sistema immunitario. I broccoli sono infatti ricchi in glucorafanina, un glucosinolato precursore del sulforafano, che è un potente antiossidante che agisce neutralizzando i radicali liberi e molti agenti cancerogeni. Inoltre, inducendo l’espressione di enzimi detossificanti, protegge le cellule da danni ossidativi.

Le caratteristiche nutrizionali dei broccoli li rendono particolarmente adatti alla dieta di adulti e bambini contenendo infatti, oltre alle vitamine C, B1, B2, B9 (acido folico), anche sali minerali in grande quantità (calcio, potassio, fosforo, ferro) e 3.4 g di proteine per 100 g.

I broccoli sono in grado di combattere le infiammazioni croniche dovute ad allergeni grazie ai flavonoidi in essi contenuti, in particolare il kempferolo, che inibisce il rilascio di mediatori dell’infiammazione da parte del sistema immunitario.

Evitiamone però la bollitura, che determina la degradazione di questi composti così benefici per l’organismo, preferendo la cottura al vapore, oppure mangiamoli crudi in insalata.