Le proprietà dei fagioli azuki

Forse non tutti conosciamo i fagioli azuki, legumi dalle straordinarie proprietà nutrizionali. Originari del Giappone, fortunatamente si trovano anche in Italia. Si tratta di fagioli dalle piccole dimensioni, di colore rosso, anche se esistono anche nelle varietà verde, bianca e nera.

Come tutti i legumi, hanno ottime proprietà nutrizionali e non dovrebbero mancare nella nostra alimentazione. In particolare, però, gli azuki hanno proprietà specifiche che li rendono perfetti per il nostro benessere. I minerali, le fibre e i folati che contengono, ad esempio, fanno sì che abbiano affetto ipotensivo ed ipolipidemizzante, cioè contribuiscono a far abbassare la pressione sanguigna ed i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue. Le fibre regolano l’assorbimento degli zuccheri moderando la risposta glicemica e quindi sono utili in caso di diabete, sia in fase preventiva che in fase conclamata.

Mangiare i fagioli azuki contribuirà anche a migliorare le funzioni digestive del nostro corpo, grazie alle fibre solubili ed insolubili, che hanno effetto prebiotico, cioè nutrono la flora intestinale, così preziosa per il nostro apparato digerente e per il sistema immunitario. Gli azuki hanno anche effetti protettivi nei confronti di fegato e reni e i tanti minerali che contengono contribuiscono alla salute delle nostre ossa. Non dimentichiamo poi le proprietà antibatteriche dei fagioli azuki, dimostrate da studi scientifici. Non per l’ultimo, l’effetto anti-obesità di questi preziosi legumi, che non solo hanno effetto saziante, ma sono in grado di ridurre l’accumulo di tessuto adiposo.

Non sappiamo come poterli inserire nella nostra dieta? E’ molto semplice: dopo un ammollo basta bollirli e poi utilizzarli semplicemente come secondo piatto accompagnati da crostini di pane integrale o come piatto unico abbinato a cereali in chicchi o zuppe di verdure, oppure utilizzarli per la preparazione di burger, polpette, sformati, insalatone.

Fagioli azuki, digestivi e antiossidanti: ecco proprietà nutrizionali, benefici, uso e controindicazioni

Perché limitare l’uso del sale?

Perché limitare l’uso del sale?

Un’indagine promossa dal Ministero della Salute ha dimostrato che in Italia il consumo di sale eccede i livelli massimi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per tutte le fasce della popolazione. Sono varie infatti le iniziative intraprese dal Ministero per incoraggiare un consumo consapevole del sale da cucina.

Ma per quale motivo dovremmo limitare l’uso del sale?

Un uso eccessivo di sale contribuisce a far aumentare la pressione sanguigna ma non solo.

    Studi scientifici hanno dimostrato che il sale è in grado di modificare la struttura dei vasi sanguigni e quindi danneggiare il sistema cardiovascolare.
    Incoraggia lo sviluppo di patologie infiammatorie.
    Favorisce lo sviluppo di malattie autoimmuni poiché è in grado di interagire con il sistema immunitario [1]. Sembra ad esempio che ci sia un legame fra un eccessivo consumo di sale e lo sviluppo della sclerosi multipla [2].
    E’ in grado di danneggiare i reni, che non riescono a svolgere più il loro lavoro efficientemente e si affaticano.
    Il sodio in eccesso introdotto con la dieta può aumentare l’eliminazione del calcio attraverso le urine e di conseguenza favorire l’insorgere dell’osteoporosi e determinare una maggior esposizione a fratture ossee.
    Diversi studi dimostrano anche che consumi eccessivi di sale sono associati con una maggiore incidenza di tumore allo stomaco.

La quantità di sale raccomandata giornalmente è di 5 grammi, cioè circa a quello contenuto in un cucchiaino da caffè. Occorre considerare che tale quantità non comprende soltanto quella che aggiungiamo nelle nostre pietanze per insaporirle ma anche a quella già contenuta nei cibi che acquistiamo. Pensiamo infatti ai cibi conservati, alle salse, ai prodotti da forno, al pane. Uno studio molto recente effettuato da ricercatori italiani ha dimostrato come in Italia l’alimento che contribuisce in modo maggiore all’introito di sale sia proprio il pane [3].

Come possiamo quindi limitare il consumo del sale senza dover rinunciare al gusto?

Per prima cosa dovremmo abituare il nostro palato a saper apprezzare il sapore dei cibi al naturale. Le verdure, ad esempio, non hanno bisogno di essere ulteriormente insaporite dal sale. In secondo luogo consideriamo che le spezie e le erbe aromatiche costituiscono un ottimo sostituto del sale da cucina. Scegliamo quindi ogni giorno le erbette che ci piacciono di più e proviamo ad accostarle a diversi cibi, l’effetto sarà sorprendente! Possiamo inoltre condire a piacimento con aceto o succo di limone.

Dal momento che il sale non deve essere del tutto eliminato dalla dieta, cerchiamo di farne un uso consapevole scegliendo bene ciò che portiamo sulle nostre tavole ed imparando a leggere le etichette nutrizionali sui cibi che acquistiamo quotidianamente. Cibi in scatola, ad esempio, hanno in genere un elevato contenuto di sodio quindi, se non possiamo fare a meno di utilizzarli, sciacquarli prima dell’uso ci aiuterà ad eliminare l’eccesso di sale.

[1] Evans R.D.R. et al. Emerging evidence of an effect of salt on innate and adaptive immunity. Nephrol Dial Transplant (2018)

[2] Haase S. et al. Sodium chloride triggers Th17 mediate autoimmunity. J Neuroimmunol (2019) 329, 9-13.

[3] Carcea M. et al. A survey of sodium chloride content in Italian artisanal and industrial bread. Foods (2018) 7, 181.