Perché limitare l’uso del sale?

Perché limitare l’uso del sale?

Un’indagine promossa dal Ministero della Salute ha dimostrato che in Italia il consumo di sale eccede i livelli massimi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per tutte le fasce della popolazione. Sono varie infatti le iniziative intraprese dal Ministero per incoraggiare un consumo consapevole del sale da cucina.

Ma per quale motivo dovremmo limitare l’uso del sale?

Un uso eccessivo di sale contribuisce a far aumentare la pressione sanguigna ma non solo.

    Studi scientifici hanno dimostrato che il sale è in grado di modificare la struttura dei vasi sanguigni e quindi danneggiare il sistema cardiovascolare.
    Incoraggia lo sviluppo di patologie infiammatorie.
    Favorisce lo sviluppo di malattie autoimmuni poiché è in grado di interagire con il sistema immunitario [1]. Sembra ad esempio che ci sia un legame fra un eccessivo consumo di sale e lo sviluppo della sclerosi multipla [2].
    E’ in grado di danneggiare i reni, che non riescono a svolgere più il loro lavoro efficientemente e si affaticano.
    Il sodio in eccesso introdotto con la dieta può aumentare l’eliminazione del calcio attraverso le urine e di conseguenza favorire l’insorgere dell’osteoporosi e determinare una maggior esposizione a fratture ossee.
    Diversi studi dimostrano anche che consumi eccessivi di sale sono associati con una maggiore incidenza di tumore allo stomaco.

La quantità di sale raccomandata giornalmente è di 5 grammi, cioè circa a quello contenuto in un cucchiaino da caffè. Occorre considerare che tale quantità non comprende soltanto quella che aggiungiamo nelle nostre pietanze per insaporirle ma anche a quella già contenuta nei cibi che acquistiamo. Pensiamo infatti ai cibi conservati, alle salse, ai prodotti da forno, al pane. Uno studio molto recente effettuato da ricercatori italiani ha dimostrato come in Italia l’alimento che contribuisce in modo maggiore all’introito di sale sia proprio il pane [3].

Come possiamo quindi limitare il consumo del sale senza dover rinunciare al gusto?

Per prima cosa dovremmo abituare il nostro palato a saper apprezzare il sapore dei cibi al naturale. Le verdure, ad esempio, non hanno bisogno di essere ulteriormente insaporite dal sale. In secondo luogo consideriamo che le spezie e le erbe aromatiche costituiscono un ottimo sostituto del sale da cucina. Scegliamo quindi ogni giorno le erbette che ci piacciono di più e proviamo ad accostarle a diversi cibi, l’effetto sarà sorprendente! Possiamo inoltre condire a piacimento con aceto o succo di limone.

Dal momento che il sale non deve essere del tutto eliminato dalla dieta, cerchiamo di farne un uso consapevole scegliendo bene ciò che portiamo sulle nostre tavole ed imparando a leggere le etichette nutrizionali sui cibi che acquistiamo quotidianamente. Cibi in scatola, ad esempio, hanno in genere un elevato contenuto di sodio quindi, se non possiamo fare a meno di utilizzarli, sciacquarli prima dell’uso ci aiuterà ad eliminare l’eccesso di sale.

[1] Evans R.D.R. et al. Emerging evidence of an effect of salt on innate and adaptive immunity. Nephrol Dial Transplant (2018)

[2] Haase S. et al. Sodium chloride triggers Th17 mediate autoimmunity. J Neuroimmunol (2019) 329, 9-13.

[3] Carcea M. et al. A survey of sodium chloride content in Italian artisanal and industrial bread. Foods (2018) 7, 181.

Il kiwi

Il kiwi

Il kiwi è un frutto originario della Cina ormai diffusissimo anche in Italia che ne è, oggi, il secondo produttore al mondo dopo la stessa Cina. Nel Novecento il kiwi è stato esportato in Nuova Zelanda ed è qui che ha preso il suo nome attuale, dall’uccello tipico di questo Stato (noto anche come Apteryx).

Gennaio, febbraio e marzo sono i mesi tipici di maturazione del kiwi, anche se lo si trova ormai sul mercato quasi per tutto l’anno grazie, principalmente, alla sua facilità di conservazione.

Guardando il profilo nutrizionale del kiwi ciò che salta immediatamente all’occhio è l’elevato contenuto in vitamine e sali minerali, in particolare vitamina C, che supera anche quello delle arance (50 mg contro 85 mg in 100 g). Contiene un gran numero di flavonoidi e carotenoidi che gli conferiscono proprietà antiossidanti, tanto da renderlo un noto agente protettivo contro i danni al DNA [1]. Un adeguato apporto di vitamina C con la dieta si è dimostrato molto utile nel ridurre i problemi causati da artriti ed asma e nel prevenire patologie come il cancro al colon, l’arteriosclerosi, i disturbi cardiovascolari. Dal momento che questa vitamina è fondamentale per il funzionamento del sistema immunitario, aiuta anche nel lenire disturbi infiammatori.

Il kiwi è una buona fonte di potassio che, agendo in sinergia con la vitamina C e i polifenoli in esso contenuto, contribuisce alla salute delle arterie riducendo il rischio di formazione di placche e riducendo i livelli di trigliceridi nel sangue. Tali effetti benefici sul sistema cardiovascolare sono rafforzati dalle fibre di cui il kiwi è ricco, che contribuiscono ad abbassare i livelli di colesterolo e di zuccheri nel sangue ed inoltre sono un toccasana per l’intestino. Infatti, oltre a regolarizzarne le funzioni, rimuovono le tossine dal colon riducendo i rischi di cancro a questo organo. E’ importante osservare che chi soffre di diverticolosi del colon, patologia caratterizzata dalla formazione di tasche intestinali soggette ad infiammazioni, dovrebbe evitare il kiwi a causa della presenza dei numerosi semini.

Da segnalare, inoltre, l’alto contenuto di acido folico, che lo rende il frutto ideale da mangiare in gravidanza. La vitamina C e acido folico, insieme, favoriscono l’assorbimento del ferro contenuto negli alimenti, per cui il kiwi è particolarmente indicato anche per chi soffre di anemia.

Il kiwi è un frutto a basso contenuto calorico, fornisce infatti 44 kcal ogni 100 g. Servito con dello yogurt è uno spuntino leggero e salutare ed è ideale anche a colazione, magari insieme a dei cereali, come fonte di vitamine e sali minerali fin dal mattino.

[1] Burton-Freeman B., Linares A., Hyson D. et al. Strawberry Modulates LDL Oxidation and Postprandial Lipemia in Response to High-Fat Meal in Overweight Hyperlipidemic Men and Women. J. Am. Coll. Nutr. (2010) 29, 46-54.

L’azione dei probiotici

L'azione dei probiotici

Un articolo di Bermudez-Brito e suoi collaboratori [1] descrive come i probiotici siano dei veri alleati della nostra salute.

Secondo la definizione della FAO (Food and Agriculture Organization) i probiotici sono microorganismi vivi che si trovano nell’intestino e che esercitano un’azione benefica sulla nostra salute quando somministrati in dosi appropriate [2]. Affinché dei microorganismi vengano considerati probiotici devono soddisfare alcuni requisiti, quali la tolleranza alle condizioni gastrointestinali (dove sono presenti acidi gastrici e bile), la capacità di aderire alla mucosa gastrointestinale e l’esclusione competitiva dei patogeni (cioè la loro presenza deve impedire il proliferare di microorganismi patogeni) [3].

I probiotici sono comunemente noti come flora intestinale o, meglio, come microbiota intestinale. Ne fanno parte i ceppi appartenenti ai Bifidobatteri e ai Lattobacilli, che sono anche i probiotici più utilizzati negli integratori alimentari e presenti in molti cibi.

I risultati di studi effettuati sull’uomo e su modelli animali mostrano come i probiotici abbiano effetti positivi contro molte malattie e disturbi [4], essi sono infatti efficaci nella soppressione della diarrea, alleviano i sintomi dell’intolleranza al lattosio, sono utili nel trattamento delle complicanze post-operatorie, hanno un ruolo contro il cancro del colon-retto, riducono i sintomi della sindrome del colon irritabile, prevengono malattie infiammatorie del colon. Le proprietà benefiche dei probiotici però sono specifiche per ceppo e quindi le proprietà di un ceppo non si applicano necessariamente ad un altro [5]. Di seguito vengono descritte più nel dettaglio alcuni dei meccanismi d’azione dei probiotici.

Poiché i probiotici idrolizzano alcuni carboidrati (cioè li rompono riducendoli in composti più semplici) essi svolgono un ruolo fondamentale nel facilitare la digestione e quindi l’assorbimento dei nutrienti. Allo stesso tempo essi hanno un ruolo nel mantenimento e nel rafforzamento della barriera intestinale, che è il principale meccanismo di difesa per mantenere l’integrità dell’epitelio e per proteggere l’organismo dall’ambiente esterno. Una volta che questa barriera è danneggiata, batteri e antigeni provenienti dal cibo possono raggiungere la sottomucosa e indurre una risposta infiammatoria, che può risultare in disordini intestinali.

I probiotici sono in grado di produrre sostanze antimicrobiche quali l’acido acetico e l’acido lattico che hanno un forte effetto inibitorio verso molti batteri patogeni [6]. In particolare, i Lattobacilli e i Bifidobatteri sono efficaci contro l’Escherichia coli, la Salmonella, l’Helicobacter pylori, la Lysteria monocytogenes ed il Rotavirus [7, 8, 9].
Gli stessi probiotici sono inoltre in grado di produrre vari acidi grassi benefici per la salute, come ad esempio l’acido linoleico coniugato, che è stato identificato come un potente agente anticancerogeno [10] e con probabili effetti anti-obesità [11].

E’ noto che i probiotici hanno la proprietà di potenziare il sistema immunitario attraverso specifiche interazioni con i linfociti presenti nel sangue e le cellule epiteliali dell’intestino e pertanto si prestano ad applicazioni preventive e terapeutiche per vari disordini gastrointestinali. Inoltre è possibile utilizzarli nella profilassi delle infezioni delle vie respiratorie o per aumentare la risposta degli anticorpi in seguito alla somministrazione di un vaccino [12, 13].

L’assunzione di probiotici è molto utile nei neonati che vengono allattati con latte formulato favorendo la produzione di immunoglobuline che i neonati allattati al seno assumono tramite il latte materno. Studi pediatrici hanno infatti dimostrato l’efficacia dei probiotici nel ridurre i sintomi della gastroenterite infettiva [14], soprattutto nelle infezioni da Rotavirus [15].

Al termine di questa veloce carrellata sui meccanismi d’azione dei probiotici è importante sottolineare che, tuttavia, sono necessari ulteriori studi per la comprensione dei processi alla base della loro azione che potrebbero rivelarsi fondamentali anche nello sviluppo di nuove strategie per il trattamento di malattie gastrointestinali ed autoimmuni.

[1] Bermudez-Brito M., Plaza-Díaz J., Muñoz-Quezada S., Gómez-Llorente C., Gil A. Probiotic mechanisms of action. Ann. Nutr. Metab. (2012) 61, 160-74.

[2] FAO/WHO: Health and nutritional properties of probiotics in food including powder milk with live lactic acid bacteria. (2001).

[3] Collins J.K., Thornton G., Sullivan G.O. Selection of probiotic strains for human application. Int. Dairy J. (1998) 8, 487–490.

[4] Yan F., Polk D.B. Probiotics and immune health. Curr. Opin. Gastroenterol. (2011) 27, 496–501.

[5] Williams N.T. Probiotics. Am. J. Health System Pharm. (2010) 67, 449–458.

[6] Russell J.B., Diez-Gonzalez F. The effects of fermentation acids on bacterial growth. Adv. Microb. Physiol. (1998) 39, 205–234.

[7] Chenoll E., Casinos B., Bataller E., Astals P., Echevarría J., Iglesias J.R., Balbarie P., Ramón D., Genovés S. Novel probiotic Bifidobacterium bifidum CECT 7366 strain active against the pathogenic bacterium Helicobacter pylori. Appl. Environ. Microbiol. (2011) 77, 1335–1343.

[8] Tsai C.C., Lin P.P., Hsieh Y.M. Three Lactobacillus strains from healthy infant stool inhibit enterotoxigenic Escherichia coli grown in vitro. Anaerobe (2008) 14, 61–67.

[9] Muñoz J.A., Chenoll E., Casinos B., Bataller E., Ramón D., Genovés S., Montava R., Ribes J.M., Buesa J., Fàbrega J., Rivero M. Novel probiotic Bifidobacterium longum subsp. infantis CECT 7210 strain active against rotavirus infections. Appl. Environ. Microbiol. (2011) 77, 8775–8783.

[10] O’Shea E.F., Cotter P.D., Stanton C., Ross R.P., Hill C. Production of bioactive substances by intestinal bacteria as a basis for explain-ing probiotic mechanisms: bacteriocins and conjugated linoleic acid. Int. J. Food Microbiol. (2012) 152, 189–205.

[11] Lee K., Paek K., Lee H.Y., Park J.H., Lee Y. Antiobesity effect of trans-10,cis-12-conjugated linoleic acid-producing Lactobacillus plantarum PL62 on diet-induced obese mice. J. Appl. Microbiol. (2007) 103, 1140–1146.

[12] Kaur I.P., Chopra K., Saini A. Probiotics: potential pharmaceutical applications. Eur. J. Pharm. Sci. (2002) 15, 1-9.

[13] Perdigon G., Alvarez S., Medina M., et al. Influence of the oral administration of lactic acid bacteria on IgA producing cells associated to bronchus. Int. J. Immunopathol. Pharmacol. (1999) 12, 97-102.

[14] Davidson G.P., Butler R.N. Probiotics in pediatric gastrointestinal disorders. Curr. Opin. Pediatr. (2000) 12, 477-81.

[15] Mastretta E., Longo P., Laccisaglia A., et al. Effect of Lactobacillus GG and breast-feeding in the prevention of rotavirus nosocomial infection. J. Pediatr. Gastroenterol. Nutr. (2002) 35, 527-31.

I broccoli

I broccoli

Il broccolo, il cui nome scientifico è Brassica Oleracea, è un ortaggio che possiamo trovare sulle nostre tavole da ottobre a marzo, si tratta infatti di un alimento tipicamente invernale. Fa parte di una grande famiglia di piante e se ne mangiano le infiorescenze, ecco perché molte varietà di broccoli somigliano a degli elaborati fiori.

Sono ormai note le proprietà antitumorali delle Crucifere (la famiglia a cui appartengono broccoli, cavoli, cavolo verza, cavoletti di Bruxelles, ma anche ravanelli, rafano e rucola) grazie al loro contenuto in sostanze antiossidanti e vitamine (polifenoli, carotenoidi, glucosinolati, folati) che inibiscono alcune fasi della carcinogenesi, inducono l’apopotosi (ossia la morte cellulare) e potenziano il sistema immunitario. I broccoli sono infatti ricchi in glucorafanina, un glucosinolato precursore del sulforafano, che è un potente antiossidante che agisce neutralizzando i radicali liberi e molti agenti cancerogeni. Inoltre, inducendo l’espressione di enzimi detossificanti, protegge le cellule da danni ossidativi.

Le caratteristiche nutrizionali dei broccoli li rendono particolarmente adatti alla dieta di adulti e bambini contenendo infatti, oltre alle vitamine C, B1, B2, B9 (acido folico), anche sali minerali in grande quantità (calcio, potassio, fosforo, ferro) e 3.4 g di proteine per 100 g.

I broccoli sono in grado di combattere le infiammazioni croniche dovute ad allergeni grazie ai flavonoidi in essi contenuti, in particolare il kempferolo, che inibisce il rilascio di mediatori dell’infiammazione da parte del sistema immunitario.

Evitiamone però la bollitura, che determina la degradazione di questi composti così benefici per l’organismo, preferendo la cottura al vapore, oppure mangiamoli crudi in insalata.

Le arance

Le arance

E’ febbraio e nei nostri mercati si trovano a prezzi modici tante varietà di arance. Originaria della Cina e del Giappone, la coltivazione dell’arancia è ormai diffusa nel nostro soleggiato Paese. Si tratta di un frutto prezioso per i diversi utilizzi a cui si presta, non solo nel campo alimentare, infatti è ampiamente utilizzato nell’industria cosmetica, per realizzare bagnoschiuma, creme e shampoo e dai suoi olii essenziali si ricavano gradevoli profumazioni per il corpo.

Sicuramente, però, le proprietà delle arance si apprezzano molto di più in cucina, se mangiate fresche, a spicchi per un salutare spuntino, o anche spremute o in mille diverse preparazioni di secondi piatti e contorni.

Vediamo più in dettaglio le proprietà nutrizionali: l’arancia fornisce 34 kcal per 100 g, si può pertanto considerare un frutto ipocalorico e contiene circa l’87% di acqua. Inoltre 100 g di arance contengono 8 g di carboidrati, 0.7 g di proteine, 1.6 g di fibre e pochissimi lipidi (0.2 g). Sono ricchissime di vitamine, in particolare la A e la C, che oltre ad avere effetti antiinfiammatori, è importante per il nostro sistema immunitario e l’acido folico (vitamina B9), particolarmente utile alle donne in età fertile. Contengono inoltre sali minerali, in particolare potassio che ha effetto drenante, fosforo e calcio, importanti costituenti delle nostre ossa.

Le arance sono inoltre ricche di polifenoli, in particolare esperitina e naringenina, che agiscono da antiinfiammatori ed esercitano azione protettiva sui capillari sanguigni, mantenendone l’integrità. Non dimentichiamo che le arance sono un’ottima fonte di acido citrico, utile nella prevenzione di cistiti e prostatiti e di calcoli renali dovuti ad eccesso di acido urico poiché contribuisce ad aumentare il pH delle urine. Costituiscono un rimedio naturale contro la stitichezza, infatti la parte bianca che riveste la buccia, chiamata albedo, è ricca di fibre che sono utilissime per il benessere del nostro intestino. Si tratta in gran parte di fibre solubili, le pectine, che oltre ad avere effetti protettivi sulla mucosa del colon, contribuiscono ad abbassare i livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo), pertanto sono utili anche nella prevenzione delle patologie cardiovascolari.